Panbrioche con ananas e zenzero
“Sono stato in prigione quasi due anni. Dalla mia natura è uscita una folle disperazione, un abbandono al dolore che era pietoso anche a vedersi, ira terribile ed impotente, amarezza e disprezzo, angoscia che singhiozzava apertamente, pena che rimaneva muta…non avrei potuto sopportare che le mie sofferenze fossero prive di significato. Ora trovo nascosto in fondo alla mia natura qualcosa che mi dice che nel mondo niente è privo di significato, nemmeno la sofferenza. Quel qualcosa nascosto in fondo alla mia natura, come un tesoro in un campo, è l’umiltà.”
De profundis, Oscar Wilde.
Manca ormai meno di un mese a Natale ed alla fine dell’anno, forse ancora un po’ presto per fare bilanci, ma non riesco a farne a meno, sarà che proprio un anno fa, a fine Novembre, la mia vita è cambiata completamente.
Passare da una bella storia d’amore durata anni, per me appagante, ad una situazione di singletudine non è stata una cosa semplice nè indolore.
Ci sono stati mesi bui, e dicembre lo è stato in modo particolare, e momenti in cui non ho potuto fare altro che chiudermi tra le mie quattro mura, l’unico posto in cui mi riusciva di stare.
Di fare non ne parliamo!
Anche se ci sono studi che sostengono che impastare cura la depressione, con me non funziona. Per me il cibo è piacere ed esplosione di sensi, io non riesco a cucinare con la tristezza nel cuore, la mia creatività è libera di spaziare solo se ho la mente serena.
Ma a volte proprio nei periodi di ombra si scopre la luce, la sofferenza può avere un significato, può aiutarci a scoprire le parti più belle e più profonde di noi stessi.
Senza dubbio nell’amore e nella costruzione di un amore vengono investite tante energie e tempo che viene sottratto a sè stessi, al lavoro ed agli amici. Quindi stare da soli può aiutarci a concentrarci su di noi, a crescere, a capire che cosa è importante, che cosa vogliamo, quali sono le nostre passioni, può aiutarci a scoprire i nostri tesori nascosti.
E’ bellissima a questo proposito la metafora dell’ostrica, che racconta come la bellezza possa nascere dal dolore.
Quando un predatore entra in un’ostrica per divorarla e non ci riesce, lascia dentro la conchiglia una parte di sè che irrita li mollusco che si richiude ed inizia a rilasciare intorno al corpo estraneo strati di se stesso che mi piace pensare siano lacrime: la madreperla.
Dopo alcuni anni il corpo estraneo è completamente rivestito ed il risultato è una perla dalle caratteristiche uniche e irripetibili.
Quindi ciò che all’inizio poteva sembrare una tragedia, il predatore che divora l’ostrica, si rivela essere un evento che porta alla nascita di un gioiello prezioso ed inimitabile, la perla.
In questo momento non mi sento ancora completamente fuori dal periodo buio, ci sono momenti in cui il passato mi risucchia ancora nel suo vortice di ricordi, ma la voglia di mettere le mani in pasta è tornata e quest’anno a Dicembre la mia casa è tutta un fermento di impasti: panettoni, pandoro, pandolce, così che ritrovandomi con una pasta madre particolarmente pimpante ed arzilla, può capitare che finisca in un pane, una focaccia oppure un panbrioche, come questo di Morena.
Vi lascio la mia versione con pasta madre perchè so che tanti di voi amano utilizzarla.
Per 3 stampi da 18 x 10 cm
Ingredienti
- g 400 di farina Pizza e Focaccia Molino Grassi
- g 125 di pasta madre rinfrescata
- g 80 di latte
- g 125 di yogurt intero
- g 20 di tuorli
- g 55 di uova intere
- g 90 di zucchero
- g 70 di burro
- g 170 di ananas disidratato
- g 30 di zenzero candito
- g 4 di sale
Preparazione
- Tagliate l'ananas in pezzi piuttosto grossi. Io ho utilizzato dell'ananas molto morbido, ma se fosse un po' troppo secco lasciatelo in ammollo in acqua per ammorbidirlo per circa mezz'ora, poi sgocciolatelo. Affettate lo zenzero in pezzettini più piccoli.
- Mettete nella ciotola dell'impastatrice la farina, la pasta madre a pezzetti, le uova, lo yogurt, lo zucchero ed incominciate ad impastare aggiungendo il latte poco alla volta.
- Quando l'impasto incomincia ad incordare aggiungete il sale e, quando sarà bello liscio ed omogeneo, il burro, facendolo assorbire a poco a poco.
- Aggiungete ora la frutta secca, facendo girare quel poco che basta per farla incorporare.
- Mettete l'impasto in una ciotola, coprite con la pellicola e lasciate a temperatura ambiente per circa 90 minuti.
- Adesso potete mettere in frigorifero e lasciare riposare 12 ore.
- Riprendete l'impasto, sgonfiatelo delicatamente, dividetelo in 3 parti, arrotolate ciascun pezzo su sè stesso fino a formare un cilindro e ponete negli stampi a lievitare a circa 28°C.
- Quando l'impasto sarà quasi raddoppiato in volume, spennellate con un uovo sbattuto, cospargete con zucchero in granella ed infornate in forno caldo a 180°C per circa 30 minuti.
Note
Se volete sostituire la pasta madre con il lievito di birra seguite la ricetta del panbrioche di Morena che trovate qui
paola
7 Dicembre 2014 alle 15:06 (10 anni fa)bellissimo pane io per i bilanci aspetto ancora un pò per ora buona domenica
zia consu
7 Dicembre 2014 alle 23:54 (10 anni fa)La similitudine della tua situazione a quella dell’ostrica è molto romantica e sicuramente aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa. Mi fa piacer che tu stia meglio, immagino che non sia assolutamente semplice ma vedrai che il tempo lenirà il dolore e lascerà solo una splendida perla :-)
Meraviglioso questo panbrioche un po’ esotico e un po’ natalizio ^_^
Morena
8 Dicembre 2014 alle 12:55 (10 anni fa)La solitudine a volte ci serve, ne abbiamo bisogno. Ci ricarica, ci fa crescere e ci aiuta a volte a trovare la soluzione. Il periodo Natalizio per me negli ultimi anni non è felicissimo e non riesco a goderne in pieno. Vorrei poter sfogare questo malessere in quello che amo fare di più ma il tempo non me lo permette. Spero nei prossimi giorni e visto che quella stessa PM arzilla l’hai data anche a me vorrei rifare questo panbrioche con i tuoi consigli preziosi. Ti abbraccio forte!!! TVB
wisla
9 Dicembre 2014 alle 11:37 (10 anni fa)Beautiful brioche!
Thank you for taking part in a letter, “Sourdough and yeast”
giuli fais
9 Dicembre 2014 alle 14:17 (10 anni fa)Ciao Valentina, non puoi capire quanto io ti comprenda. Mi identifico pienamente nelle tue parole. Sono due anni che vivo in un limbo divenuto ormai inospitale. Ci sono mille condizionamenti che mi hanno impedito, finora, di prendere un certo tipo di decisione. Ma quando la sofferenza aumenta, quando il rancore e la rabbia crescono, non ci sono piú scuse. Se giorno dopo giorno capisci che ció che stai vivendo non ti rispecchia piú e che ti senti costretta in uno sgabuzzino, quando avresti bisogno di un open space di 200 mq almeno, allora é arrivato il momento. Fa male e sará anche peggio…..ma non ha senso rinviare….non lo ha piú…..E quelle lacrime, come per l’ostrica, diventano un gesto liberatorio, ma non eterno, che segna una svolta. Solo un altro passo verso la realizzazione di un disegno piú grande. Che comprende anche lievitati, dolci e salati, primi piatti leggeri, gustosi e piccanti, secondi di carne, pesce o veg….e, dulcis in fundo, fine pasto appaganti e confortanti, che non ci stancheranno mai.
Ti capisco Valentina….e quello che realizzi é stupendo. Perché é ció che hai dentro che fa la differenza.
Ah, cose serie a parte: potresti darmi la tua personale ricetta per il lievito madre? :-)
Un abbraccio!!!
sandra
11 Dicembre 2014 alle 10:54 (10 anni fa)prima commento il panbrioche: stupenderrimo, superlativo, eccellente!
e poi, e poi….
la vita è così Valentina, ti assale e in un attimo tutto cambia. così, in un momento.
e tu ti ritrovi a fare da spettatore a una vita che non vorresti fosse la tua, che vorresti dimenticare e non vivere. ma come dice anche il vecchio Oscar tutto nella vita ha un senso. certo, meglio sarebbe non soffrire, ma la sofferenza tirà fuori il meglio di noi. esce fuori la voglia, la voglia di esserci, di fare, di vivere comunque e a dispetto di tutto e di tutti. e siccome tu sei una donna con le palle è solo questione di tempo e il sole tornerà a splendere per tutto il giorno e non solo a sprazzi.
è bello aver trovato persone come te con il blog, proprio un gran regalo.
Sandra